Per me ogni dipinto a olio su tela è una sfida, quando attacco al pannello la tela bianca ho un attimo di vertigine, faccio decantare le emozioni e parto a volte basta un attimo per abbozzare il dipinto che vuole uscire con urgenza altre volte la genesi è più complessa si tratta di ingannare me stessa. Per me dipingere un quadro a olio è un’impresa lunga e paziente perché la mia pittura è fatta di innumerevoli velature sovrapposte, le forme affiorano pennellata dopo pennellata come fantasmi, come i ricordi, i sogni che non hanno contorni perfettamente netti. Penso che la mia terra, la pianura padana, sia strettamente connessa alla mia pittura: quell’atmosfera sospesa, la nebbia e l’apparente immobilità, qualcosa è già accaduto o sta per accadere. La presenza umana è contemplata come assenza come mancanza come la mano che ha messo un fiore nel vaso, una bottiglia in bilico sul tavolo e quella bottiglia prima o poi cadrà. I temi a me cari sono gli oggetti del quotidiano le mura domestiche, una casa di bambola in cui rifugiarsi, ma si sarà davvero al sicuro? proporzioni assurde e oggetti che non potrebbero stare in piedi nella realtà nei miei dipinti possono e devono vivere così come li voglio io. La luce costruisce le cose, i perimetri e gli angoli delle stanze, gli spigoli dei tavoli. Così come le architetture mi piace costruire i colori con i pigmenti puri perché possano vibrare meglio e perché possano essere esattamente come io comando.